Oggi ricorrono i 144 anni dalla nascita di Padre Komitas, il più grande compositore e maestro di coro, etnografo e pedagogista,
cantante e musicologo del popolo armeno, considerato il fondatore della
composizione musicale armena. E’ prezioso il suo apporto al folclore mondiale e
al patrimonio della musica sacra orientale.

Nel 1890 divenne
sacerdote, prendendo il nome di Komitas (il catholikos armeno del VII sec, poeta
e autore di sharakan, inni religiosi). Nel 1895 ricevette il titolo di vardapet
- archimandrita. Nel 1896 studiò composizione e teoria musicale a Berlino (presso
il Conservatorio di R.Schmidt e l’Università Friedrich Wilhelm). Conseguito nel 1899 a Berlino il titolo di dottore in musicologia tornò a Echmiadzin, divenne maestro di canto del seminario e assunse la direzione del coro polifonico maschile.
Girò in lungo e in largo varie regioni d’Armenia,
raccogliendo e registrando i canti e i balli di tradizione popolare armena,
nonché persiana, curda e turca. Diede alla pubblicazione circa 3000 canti,
molti nella trasposizione per l’esecuzione polifonica.
Nel 1910 Komitas si stabilì a Costantinopoli. Il 17 e 18 aprile 1915 nella chiesa
armena del quartiere Galata di Costantinopoli fu eseguita una delle opere più
grandiose del maestro, Patarag - Liturgia.
La successiva rappresentazione, programmata per il 3 maggio, non ci fu. Il 24 aprile Komitas insieme agli altri intellettuali armeni fu
arrestato e deportato nella località Chankiri dell’Anatolia centro-settentrionale.
Sulla strada della deportazione il
maestro divenne testimone della tragedia del proprio popolo, che gli fece
perdere l’equilibrio mentale. Per l’intercessione di alcuni notabili turchi fu
riportato a Costantinopoli e internato nell’ospedale militare.
Trascorse il
resto della vita (1919-1935) nella clinica psichiatrica di Villejuif,
vicino a Parigi, dove morì nel
1935. L’anno
successivo le ceneri furono trasportate a Yerevan e sepolte al Pantheon di
illustri personaggi del mondo dell’arte.
Non meno tragico fu il destino del suo
patrimonio musicale. La maggior parte della produzione fu distrutta o dispersa.
Negli anni ‘50 i suoi manoscritti furono trasferiti da Parigi a Yerevan.
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