mercoledì 17 luglio 2019

Un ricordo di Hagop Hayatian


Ognuno di noi che abbia conosciuto Hagop avrà un suo pensiero di lui sempre positivo.

Io l’ho conosciuto tramite mio figlio che lavorava all'ENI insieme a lui oltre 20 anni fa.
Io ero allora immersa anima e corpo nel progetto di salvaguardia dell’identità armena. Mio figlio aveva accennato a Hagop questo mio impegno e fu cosi che lui cominciò a frequentare la Chiesa armena ed a interessarsi alle vicende armene. 

L’Armenia aveva ritrovato l’indipendenza pochi anni prima ed era importante l’esigenza di affermare l’armenità anche a Roma e in Italia.
Insieme a Hagop ed alcuni cari amici altrettanto interessati fondammo nel 2002 l’Associazione della Comunità armena di Roma e del Lazio.
Prendendo la cosa molto a cuore e gestendo il progetto da ingegnere che era, Hagop si occupò delle complesse procedure costitutive: adempienti legislativi iniziali, stesura dello statuto, formulazione dei regolamenti per il buon funzionamento dell’Associazione e infine la ricerca dei connazionali sparsi per la regione. Hagop contribuiva attivamente e con dedizione. Era una corsa incessante di sfogliare pagine e pagine dell’elenco telefonico per la ricerca dei cognomi armeni che finiscono con “ian”; succedeva spesso di confonderli con cognomi indiani, iraniani o tailandesi (altrettanto complicati quanto molti cognomi armeni col finale” ian”). A volte s'imbatteva in qualche veneto.

Hagop partecipava a tutte le riunioni e assemblee. E anche se non mancavano ovviamente divergenze di pareri, tutto si concludeva con la concordia stabilita e il ritrovato buon umore.
Lungo i 20 anni della sua partecipazione come socio e come consigliere nel Direttivo dell’Associazione abbiamo apprezzato le varie sfumature della personalità integra di Hagop.
Lui era un giusto e non accettava sopraffazioni, ingiustizie: reagiva senza esitare con le giuste argomentazioni ma sempre rimanendo composto.
Anche se spesso assente negli ultimi anni, il suo interesse per le attività dell’Associazione non è mai mancato. Alla vigilia delle feste era tra i primi a chiamare per farci gli auguri. Spesso chiamava per chiedere delle ricette armene che ha imparato a preparare con grande successo per i suoi cari.
Come ogni padre, e forse ancor di più in quanto padre armeno, aveva sempre a cuore il futuro dei suoi figli e festeggiava con noi ogni loro successo. Negli ultimi anni pareva soddisfatto ed appagato perché, anche col suo aiuto, il destino era riuscito a fare dei suoi figli degli uomini onesti, capaci e rispettosi.

Cari Stefano e Giorgio, dovete considerarvi fortunati per aver avuto un padre come Hagop che noi ricorderemo sempre come un grande Amico.


                                                                                                                                                        Seta Martayan
                                                                                                                                    Presidente onorario di Assoarmeni