domenica 23 dicembre 2012

AUGURI !!!


A
tutti
 i nostri Soci
sempre più numerosi,
agli Amici vicini e lontani
e  ai  Simpatizzanti  un  caro,
sentito augurio per un felice Natale  
un  2013  pieno  di  serenità, salute e soddisfazioni.



domenica 16 dicembre 2012

Storie della diaspora. Armeni meritevoli: Dicran Sirinian

Michele Dicran Sirinian (1923-2003) nacque a Costantinopoli da genitori di origini armene. Completati gli studi secondari nel Collegio "Saint Michel" dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Costantinopoli, giunse in Italia, ove conseguì la laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano.
Attratto dall'ingegneria aeronautica, si trasferì a Roma, dove ottenne la sua seconda laurea presso la Scuola di Ingegneria Aeronautica dell'Università "La Sapienza" di Roma.
Divenuto cittadino italiano entrò nell’Arma Aeronautica come ufficiale. Durante gli studi, ebbe la fortuna di incontrare il prof. Luigi Broglio, che lo scelse come suo assistente con l'intento di formare un gruppo di giovani ingegneri destinato a svolgere ricerche all'avanguardia in campo aeronautico. Per l'incarico e la fiducia accordatigli, Michele Dicran Sirinian nutrì sempre un sentimento di profonda gratitudine nei confronti del prof. Broglio, al punto che a lui e alle sorti di quello che di lì a poco sarà chiamato il "Progetto San Marco" rimase fedelmente legato per tutto il corso della sua vita.

Le sue prime attività furono rivolte alla progettazione della prima galleria del vento presso la sede di Ingegneria a San Pietro in Vincoli. Negli anni 1956-1957 trascorse un fecondo periodo di studi presso l'Istituto von Karman a Bruxelles. Nel 1962 Broglio gli affidò incarichi per la organizzazione dei futuri lanci di satelliti in orbite equatoriali nell'ambito del Progetto San Marco in collaborazione con la N.A.S.A. La sua prima missione riguardò la scelta del luogo ideale ove collocare una base di lancio in mare aperto. La decisione finale fu la costruzione del poligono di lancio nella Ngwana Bay sull'Oceano Indiano in Kenya, tra le città di Mombasa e Malindi. Nel 1964 fu alla guida di un gruppo di ingegneri e tecnici specializzati per il lancio nello spazio del primo satellite interamente italiano della storia, il San Marco I, lanciato il 15 dicembre da Wallops Island in Virginia.
Tale lancio pose l'Italia in ordine cronologico al terzo posto nel mondo dopo i giganti USA e URSS.
Nel 1967 condusse a termine un secondo lancio del San Marco II dalla piattaforma "San Marco" che insieme alla piattaforma operativa "Santa Rita" costituiva la sezione marina del Poligono in Kenya. Da allora si susseguirono sotto la sua direzione e sempre con successo numerosi altri lanci.
Nell’ambito universitario ricoprì il ruolo di Professore Ordinario presso la Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell'Università "La Sapienza" di Roma, mentre al termine del servizio militare fu collocato a riposo con il grado di Generale Ispettore.
Fu dopo il 1988 che cominciò ad interessarsi attivamente ai problemi dell’Armenia. Il terremoto che in quell’anno aveva tragicamente colpito il Paese lo indusse a farsi promotore di diverse iniziative sia umanitarie che scientifiche in favore del popolo armeno:

Con il Presidente della Repubblica Italiana
 Sandro Pertini e con il  Prof. Luigi Broglio
- provvide a fornire e ad inviare i materiali primari necessari per l’indispensabile riparazione dei tetti del ”Villaggio Italia” costruito dagli Italiani a Spitak;
- diede il primo impulso, offrendo una borsa di studio, alla pubblicazione della serie dei “Documenti Diplomatici Italiani sull’Armenia”. In particolare, era suo desiderio rendere onore alla figura del console italiano Giacomo Gorrini, da lui personalmente conosciuto in Italia, le cui ceneri assieme a quelle di altri grandi “Giusti” della causa armena, sono tumulate a Tzitzernakapert;
- tentò, tramite i Frati Camilliani di Bergamo, che avevano costruito un ospedale ad Ashotzk, tuttora funzionante, di istituire dei laboratori che potessero fornire medicine a basso prezzo utilizzando solamente i loro principi attivi. Il “Progetto Anahid” così chiamato, per motivi politico-commerciali non ha avuto buon esito, nonostante il suo assiduo e ostinato impegno portato avanti con diversi viaggi fatti a Bergamo;
- aiutò il sen. Giovanni Bersani di Bologna e la sua Associazione nell’iniziativa di realizzare un essiccatoio nel villaggio di Dprevank, nella regione di Aragatzotn, per promuovere la produzione agricola di quella zona; 
- tra tutte queste iniziative spicca il progetto “Tempus Tacis” indirizzato alla formazione di tecnici dei trasporti aerei presso l’Università statale di Ingegneria (SEUA) di Yerevan, capitale della Repubblica di Armenia. E’ per la riuscita di tale progetto che detta Università ha voluto dedicare alla sua memoria l’aula nella quale si svolgevano e si svolgono tuttora le lezioni del corso.
Ultimamente, il 21 luglio 2011, come riconoscimento dei risultati raggiunti nel corso della sua attività scientifica, e in particolare per il ruolo svolto nel Progetto San Marco, la Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell’Università di Roma “La Sapienza” ha voluto intitolargli il Laboratorio di Meccanica del Volo – adiacente all'Aula dedicata al Prof. Luigi Broglio – situato nella nuova sede della Scuola presso il Centro di Ricerca Progetto San Marco, Aeroporto dell’Urbe, Roma.
                                                                                                           Nazarena Sirinian

Leggete anche l'articolo del quotidiano armeno Haratch di Parigi a firma di V.Pambakian: 
In ricordo di Dicran Michele Sirinian



venerdì 7 dicembre 2012

Ricordando il 7 dicembre del 1988


Vogliamo ricordare il 7 dicembre del 1988 e commemorare le vittime pubblicando le memorie di una signora italiana di origine armena, che avendo  sentito il bisogno morale o forse  il richiamo delle sue origini  è partita per la zona terremotata. Era il settembre del 1989 ...


Lakmè Pabis in centro

 ... Come Dio volle arrivammo a Yerevan dove però non ci aspettava nessuno. Per caso ritrovai il numero di telefono di una donna armena che avevo aiutato a Roma e ci venne a prendere il marito e ci portò fino a Spitak, un altopiano a 1.800 metri di altezza.
   Primo impatto: km. di macerie, un enorme cimitero, poi questo “Villaggio Italia”.
  Un grande altopiano circondato da montagne, in lontananza si scorgeva il monte Ararat e tutto bianco.

Il “Villaggio Italia” è stato costruito dagli italiani accorsi subito dopo il terremoto per soccorrerli, era composto di 300 case (dette mapi) prefabbricate, un ambulatorio con farmacia, ecografia, sala raggi X; una cucina tutta in acciaio con attigua camera dispensa, 3 frigoriferi, un asilo per 130 bambini quasi tutti senza mamma e papà e senza casa, 4 camere per i medici, me compresa, una grande sala di ritrovo trasformabile in chiesa per quando ci fosse un sacerdote, due scuole elementari e medie con circa 350 allievi in ognuna e 3 casette: 1 per le 4 suore mandate da Madre Teresa di Calcutta, 1 per 10 bambini handicappati e 1 per 10 vecchiette; tutti a cura delle suore.
    20 containers contenenti farmaci, generi alimentari, acqua minerale, vestiario ecc. ecc.
   Altro impatto con questo luogo dove traspariva la desolazione: tutti vestiti di nero, occhi spenti assenti, facce tristi, gente smarrita, impaurita, abulica. Ho pianto con loro quando ho visitato il cimitero immenso e mi hanno raccontato cose allucinanti, raccapriccianti… ho pianto ancora con loro. Poi … ho sentito che il mio compito era ben altro, cioè come aiutarli a tirarsi su.
    Sono entrata in punta di piedi, anche se l’invito specifico era quello di portare il mio metodo didattico all’asilo. Così mi sono solo messa a disposizione, e ho fatto di tutto come un vero “passe partout”.
   La mia prima difficoltà è stata la lingua. Io parlavo l’armeno occidentale di Istanbul dove sono nata e loro l’armeno orientale, da lì la necessità di crearmi un vocabolario personale e così ho imparato l’altro armeno.
   Mi hanno subito affidato il compito di controllare le scadenze dei farmaci di un container, per bruciare quelli scaduti. Poi ho fatto da interprete in ambulatorio con il medico generico, con l’urologo, il pediatra, le infermiere spagnole, la ginecologa. Ho visto tanti malati, mutilati, piaghe inguaribili, e tante donne malate per mancanza di igiene la più elementare tra cui l’acqua e il sapone...
     Poi ho fatto da interprete tra i personaggi che venivano a visitare il “Villaggio Italia”.
Intanto veniva giù la neve, tutto era sepolto sotto una coltre bianca con venti gradi sotto zero, un freddo che tagliava la faccia e penetrava fino alle ossa.
   Intanto visitavo le case (mapi) ho conosciuto molti abitanti e preso contatto col vero dolore, quello che ti torce il cuore; per esempio c’erano alcune mamme che avevano sentito gridare i propri figli sotto le macerie, chiamare aiuto ed essere impotenti davanti alla terra che li aveva inghiottiti. Erano rimaste pietrificate per sempre, un dolore infinito che non si potrà mai lenire neanche con i farmaci.
   Poi ho preso contatto con l’asilo (130 bambini), la direttrice, le maestre con le quali ho iniziato un rapporto particolare, con incontri bisettimanali per cercare di aprire uno spiraglio di fiducia e di speranza nell’avvenire e cercare di insegnare loro il metodo della “Gioiosa” del Centro Coscienza di Milano.
   Avevo preparato tutto il programma ciclostilato e tutte le fiabe, il tutto tradotto in armeno: un grande lavoro.
  Un certo giorno arriva il capo dei comunisti armeni, tutti in subbuglio, io faccio da interprete, e alla fine dell’incontro attiro la sua attenzione e dico: “Sono venuta ad aiutare il mio popolo ma soprattutto a portare il mio metodo (molto valido) per l’asilo, però non vorrei che pensaste che lo impongo di nascosto, quindi vorrei la sua autorizzazione perché non sia mai che qualche ispettore venisse e mi dicesse: “ma lei chi è, chi l’ha chiamata, chi l’ha autorizzata”.
Allora il Capo mi ha calorosamente pregato e ringraziato per ciò che stavo facendo per i bambini.
   I bambini mi si aggrappano a grappoli in cerca di affetto, di un punto fermo, ma io con immenso dolore e tanto tatto li respingevo tutti perché pensavo al momento della mia partenza, e dopo essersi affezionati a me, sarebbe stato ancora un altro tradimento. Poveri bimbi, mi facevano una pena immensa. Qualcuno non mangiava, qualcuno se ne stava lì in silenzio, nessuno si rendeva conto dell’accaduto, solo sentivano questo vuoto terribile e quel senso d’ingiustizia. A questo proposito, sono entrata in contatto con la Croce Blu di Parigi per aiutare alcuni di questi bambini ancora sotto shock tramite lo psicanalista venuto con la interprete.
   Si avvicinava il momento della partenza di tutti gli italiani e delle spagnole; ma prima della loro partenza abbiamo preparato il Presepe e l’albero di Natale, e il 21 dicembre sono partiti tutti lasciandomi sola responsabile di tutto il “Villaggio Italia”: cioè: il controllo di 20 containers (grossi vagoni carichi di generi alimentari, abiti, acqua minerale, detersivi, macchinari, ecc.).
   Rimasta sola, ho preparato fino a notte fonda circa 700 pacchetti per Natale. Poi è arrivato il giorno della festa: il I° della loro vita. Avevo preparato nella biblioteca (luogo dei nostri incontri serali) su un grande tavolo tanti piatti con del panettone e del torrone. Ho fatto entrare 40 bambini alla volta con la candelina accesa. Tutti in gran silenzio e reverenza.
   Fu una processione che durò tanti giorni.
Fu veramente commovente, ma io li capii profondamente perché l’unica loro salvezza era il fatto di riscoprire in ognuno di loro il senso di Dio, di quella entità che loro non conoscevano ma che esiste in ogni essere umano sulla faccia della terra.
   Quel senso di Dio è così importate che chi ce l’ha non ha più paura.
 Così incominciai ad andare nelle scuole, e classe per classe incominciai a parlare, ma sempre in punta di piedi partendo da “Chi sono?” chi è il mondo? quale rapporto ho io col mondo? e poi man mano li ho preparati al battesimo e Prima Comunione. Piano piano sono riuscita a far battezzare più di 1.000 persone tra bambini, giovani, vecchi; una vera processione.
   Passarono altri giorni laboriosi e si avvicinava la festa di Pasqua.
  Così ho distribuito in ogni classe le uova rosse che avevo preparato (più di 800 uova trovate con immensa difficoltà e ad un prezzo esorbitante) e la polverina rossa mandatami da mia figlia.
  Questo rito, reso sacro dal mio atteggiamento è stato molto sentito, proprio come un momento magico vissuto in raccoglimento in cui si è sentita veramente la presenza Divina fra noi. A qualcuno brillavano gli occhi, altri avevano le lagrime di commozione.
    A questo punto ho fatto un grande atto di forza. Mi sono recata al cimitero, erano mesi in cui li vedevo andarvi in processione rimanerci ore e qualche volta pure con la torta con le candele per un figlio che avrebbe compiuto gli anni….
    Sono rimasta in ascolto di quel dolore, capivo che era molto forte ma sentivo anche che quella non era la maniera giusta di viverlo. Bisognava trovare la forza d’animo e quell’amore per poter tramutare quel dolore da ribellione in accettazione.
    Così ho parlato ad ognuno da cuore a cuore e sono riuscita a convincerli. Ho detto loro: “tornatevene alle vostre case, cercate di usare il pettine, il sapone, pulite le vostre case e occupatevi piuttosto di quelli che sono vivi e che stanno per le strade.”
     Non avrei mai creduto che avrebbero accettato il mio ordine, ma in fondo sentivano che era giusto, e che era solo dettato da comprensione e dall’amore per quel loro patimento.
   Passarono altri giorni e mentre s’avvicinava la mia partenza incominciavo a cogliere il sorriso su alcuni volti, e “par che rispondessero al mio invocare muto”, per me per loro e per tutti quelli che non c’erano più…
    Alla mia partenza li avevo tutti intorno a grappoli, fino a mezzanotte inoltrata.
    Ho appena fatto in tempo le valigie, partivamo alle 2 di notte.
  Ero ubriaca di fatica e di emozione, ma molto gioiosa perché il mio soggiorno anche se faticosamente aveva dato i suoi frutti benefici.
   E’ stata una esperienza indimenticabile che ha inciso molto dentro di me perché ho capito il vero senso della vita.
    E che questo mio racconto sia, lo spero, un invito a voi tutti a dare di sé agli altri anche se sconosciuti in qualsiasi momento e occasione della vostra vita.
   Perché è bello, molto bello. Sapete che sentivo come un profumo di rose nel cuore e credo che in cielo cantavano gli angeli…

 Roma, 10 maggio 1993                                                            Lakmè Pabis
                                                                                                          (1915-1998)

giovedì 6 dicembre 2012

INVITO ALLA CENA ARMENA

IL 12 DICEMBRE ORE 20.30
Associazione culturale Matrioska
Via della Collina Volpi, 6/g - Roma
(Metro B - fermata Basilica S.Paolo)

Carissimi Soci, Amici, Simpatizzanti,
il 2012 volge al termine. Quest’anno abbiamo avuto il piacere di incontrare molti di voi alle nostre manifestazioni che, speriamo, siano state piacevoli ed apprezzate. Abbiamo già messo in cantiere i progetti da realizzare nell’anno a venire, con l’augurio di potervi coinvolgere sempre più numerosi.
Intanto, come modo migliore per concludere l’anno, pensiamo di farvi cosa gradita, ritrovandoci insieme per una cena sociale nei locali dell’associazione Matrioska, gestita da Gagik Avetisyan, in cui si respira la tipica atmosfera di convivialità armena.
Vi anticipiamo che ci sarà musica armena e la possibilità di cantare e di ballare. Come ormai consuetudine, organizzeremo la nostra piccola lotteria con molti doni e sorprese, in previsione del Natale.
Il menu comprenderà dolma, khorovatz, la tipica “insalata russa”, verdure grigliate a volontà, vino rosso e bibite. Tutto al costo di €15,00 a persona.
Non mancheranno i dolci armeni preparati dalle Signore della nostra associazione.

Preghiamo di confermare la vostra presenza entro domenica 9 dicembre via e-mail o chiamando i seguenti numeri:

Yeghis Keheyan:             349 7942115
Rita Pabis:                       338 8560762
Anush Torunyan:           320 4271768

Alle ore 19.00, sempre nei locali dell’associazione Matrioska, si terrà l’Assemblea Ordinaria Annuale della nostra associazione.
Cliccate sulla Convocazione dell'Assemblea Generale per i Soci e tutti coloro che vorranno partecipare.

Il percorso a piedi dalla fermata Metro B Basilica S. Paolo: 



















Il percorso in macchina dalla fermata Metro B Basilica S. Paolo:             


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martedì 4 dicembre 2012

Manifestazione per l'Armenia

DOMENICA  9 DICEMBRE 2012 - ORE 17.00
“Sala di Santa Cecilia” - Piazza Santa Cecilia, 22 - Roma

Come ogni anno, in prossimità del Natale, l'Associazione Culturale Santa Cecilia in Trastevere insieme alla nostra Associazione, organizza un incontro dedicato all'Armenia che sarà anche l'occasione per scambiarci gli auguri per le prossime feste.
Invito alla manifestazione

domenica 2 dicembre 2012

Giornata Internazionale di Studio per i 500 anni della stampa armena in Italia

6 DICEMBRE 2012,  ORE 09.30 -19.30 
Biblioteca Universitaria - Aula Magna 
via Zamboni, 35 - Bologna
Giornata Internazionale di Studio per i 500 anni della stampa armena in Italia promossa da Alma Mater Studiorum - Università di Bologna Dip. di Filologia Classica e Italianistica CERB, Centro di Ricerca in Bibliografia Dip. di Storia Culture Civiltà Biblioteca Universitaria di Bologna.
In occasione della giornata internazionale di studio verranno esposti preziosi codici armeni della Biblioteca e volumi a stampa antichi conservati nei suoi fondi storici.
Saranno visibili anche il facsimile della famosa "Mappa armena" e i due esemplari bolognesi della celebre Bibbia di Mechitar, impressa a Venezia tra il 1733 e il 1735.

lunedì 5 novembre 2012

Storie della diaspora: Haghint Vartanian

Vogliamo aprire una nuova finestra sul nostro blog dedicata agli armeni che, trovatisi per varie vicende del destino in Italia, qui hanno costruito la loro vita. Molti si sono affermati nelle loro attività, alcuni di loro hanno raggiunto anche il successo e ricevuto alti riconoscimenti. 
Vi invitiamo  a partecipare con la vostra testimonianza a questo  viaggio della memoria per ricercare e riscoprire le straordinarie storie di vita dei nostri connazionali e poterle condividere.
Chi ha qualcosa da scrivere o ricordare sarà il benvenuto.
E intanto iniziamo con la storia di Haghint Vartanian, la soprano che ha cantato anche a fianco di Mario del Monaco.

E’ nata a Teheran da genitori armeni. Dopo essersi diplomata in canto presso il Conservatorio di Teheran, ha iniziato la carriera artistica con concerti di musica classica e cameristica, svolgendo nel contempo attività didattica presso lo stesso Conservatorio. Nel 1963 vince una borsa di studio del Ministero della Cultura iraniano e viene a Roma  per perfezionare la sua voce. Da allora ha vissuto per più di 35 anni nella capitale romana. Attualmente vive a Rieti.
La signora Haghint con la sua voce da soprano lirico-drammatico ha interpretato i principali ruoli in più di 13 opere, tra cui quelli di maggiore importanza vocale, come “La traviata” (94 recite), “Tosca” e “Norma”. Ha cantato a fianco di Mario del Monaco ne “I pagliacci”,  a Giuseppe di Stefano, Aldo Proti e tanti altri e sotto la direzione di celebri maestri quali Molinari Pradelli, de Fabritiis e Verchi. Con varie compagnie di cantanti è stata in tournée in Germania, Olanda ed Irlanda.
Sensibile e colta, Haghint Vartanian, oltre che nelle vesti di interprete lirica si è spesso esibita in entusiasmanti recital con difficili brani di musica classica (Bach, Hendel, Mozart, ecc.) e suggestivi canti di musica nazionale armena dei compositori Komitas, Yekmalian, Melikian, Tigranian nonché canti di tradizione popolare armena.
Negli anni 1961-62 è stata in Armenia dove ha tenuto vari concerti tra cui un recital speciale nella Sala Filarmonica di Yerevan, nonché ha fatto registrazioni televisive e radifoniche. In questi concerti è stata accompagnata al pianoforte dal grande pianista Hovannes Paragianian e da un trio di archi. Ha conosciuto vari musicisti armeni famosi quali Arno Babagianyan, Edvard Mirsoyan, Alexandr Harutiunyan e musicologi Brutyan e Atayan, dai quali ha avuto critiche meravigliose.
Dal 1986 ha alternato l’attività di cantante a quella di docente, con cattedre nei Conservatori di Monopoli (Bari)  e Benevento.
Nonostante l’impegnativa attività professionale la signora Vartanian ha sempre dato la sua disponibilità incondizionata partecipando per anni a varie iniziative armene.
In particolare, non ha esitato a esibirsi nel corso dei numerosi eventi “Pro-Armenia” organizzati dal circolo culturale italo-armeno “C. Zarian” dopo il terremoto che ha colpito l’ex Repubblica Sovietica Armena nel 1988. In quell’occasione ha cantato anche nel Pontificio Collegio Armeno di Roma, accompagnata dall’organista Federico Vallini che ha riparato e suonato l’organo della chiesa di San Nicola da Tolentino, uno dei più antichi d’Italia.
A tutt’oggi la signora Haghint è socia dell’Associazione della Comunità Armena di Roma e del Lazio e, pur vivendo a Rieti, non manca alle nostre iniziative.
Recentemente, durante la serata organizzata dall’associazione in omaggio a Sayat-Nova, la signora Haghint ci ha dato prova della sua sempre bella voce, deliziando la platea con alcuni canti del grande trovatore armeno.
Auguriamo a questa degna figlia della diaspora lunga vita e ogni bene possibile.
Yeghis Keheyan




lunedì 29 ottobre 2012

Incontro con Laura Efrikian

Venerdì, 9 novembre 2012 - ore 17.30
Libreria Koob 
Via Luigi Poletti,2 (P.zza Mancini) Roma
Come l'olmo e l'edera

Cari soci, amici, simpatizzanti, 
siamo lieti di invitarvi all’incontro con Laura Efrikian.

L’attrice, che per anni ha condiviso la sua vita con Gianni Morandi, oggi torna a raccontarci del suo mondo nascosto, lontano dalle interviste, svelandoci i retroscena e i sentimenti di una vita passata sotto i riflettori. 
Emerge così la scoperta tardiva della sua armenità che un padre, come molti esuli della diaspora armena, ha rimosso vuoi per dimenticare gli strazi del passato ma anche per meglio integrarsi nella nuova patria.
La frase, Come l’olmo e l’edera, che l'autrice prende a titolo del  suo libro, racchiude in sé un lontano ricordo d'infanzia.

Per maggiori informazioni cliccate sulla locandina.


Vedi  la mappa 


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martedì 16 ottobre 2012

Sonya Orfalian alla Galleria Whitecubealpigneto

Galleria Whitecubealpigneto - Via Braccio da Montone, 93 - Roma (zona Pigneto) 
Inaugurazione 
GIOVEDI' 25 OTTOBRE 2012 - dalle h. 18.30 in poi 
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 17.30 alle 20.00. 
La mostra prosegue fino al 7 dicembre p.v. 
La Galleria Whitecube di Roma apre la sua programmazione 2012-2013 con una personale di Sonya Orfalian dal titolo 
Homo sine pecunia est imago mortis.

Per informazioni, tel. 334-2906204. www.whitecubealpigneto.com


domenica 14 ottobre 2012

EREBUNI-YEREVAN 2794


BUON  COMPLEANNO  YEREVAN!


Oggi, il 14 ottobre la capitale armena si presenta in tutto il suo splendore e vitalità per i grandi festeggiamenti del suo 2794esimo compleanno. 
Il motto della giornata è Capitale del cuore. 
Per l'occasione saranno allestiti 26 per concerti, danze, spettacoli teatrali, passerelle di moda, discoteche, esposizioni di macchine d'epoca e altro ancora.  

Un po' di storia...

“Grazie alla grandezza del Dio Khaldi, Arghishti, il figlio di Menua erse questa fortezza inespugnabile e chiamò essa Erebuni, per la gloria del paese Biaini e per il terrore dei suoi nemici”.  
Biani si chiamava il regno di Urartu in lingua urartea. 
Quest’iscrizione cuneiforme su una lastra di basalto, rinvenuta durante gli scavi del 1950 sul colle Arin-Berd (nella periferia meridionale di Yerevan) è un'indiscutibile prova dell'esistenza urartea sul territorio dell'attuale capitale armena.
Quest'antica civiltà, stabilitosi dapprima nell’Anatolia centrale si era poi espansa verso Est, fondando nel 782 a.C., col re Arghishti I (785-763), la roccaforte di Erebuni, nucleo primitivo di Yerevan. 
Erebuni, la più imponente roccaforte del regno di Urartu nella valle di Ararat, fu abbandonata e ricostruita dopo circa 200 anni, sotto il regno dell’ultimo grande re urarteo Rusa II (685-645 a.C), come fortezza di Teyshibaini, nell'attuale area di Karmir blur (Collina rossa) di Yerevan.
Oggi tutta la zona della cittadella Erebuni con i suoi 50 ettari fa parte del territorio della capitale.
Nel 1968 ai piedi del colle è stato costruito il museo Erebuni che custodisce i reperti dell’epoca urartea: armi, corazze, iscrizioni cuneiformi, utensili, gioielli ecc.
Nello stesso anno per la prima volta è stato celebrato il 2750esimo anniversario di Yerevan.
La tradizione dei festeggiamenti interrotti nel 1988 viene ripristinata nel 1998.


venerdì 12 ottobre 2012

300° anniversario di Sayat-Nova

Sabato, 20 ottobre 2012 - ore 16.30
Saletta del Chiostro - Facoltà di Ingegneria
Sapienza Università di Roma (Via Eudossiana, 18 - Roma)
Il re dei cantori d'amore

Carissimi Soci, Amici, Simpatizzanti,
quest'anno sotto l’egida dell’Unesco si festeggia il 300° anniversario dalla nascita del grande poeta e cantore armeno SAYAT-NOVA.

In  quest’occasione  vi invitiamo  a  partecipare  a  un  incontro dedicato al genio  musicale e poetico  del trovatore armeno del ‘700.

Per vedere il programma dell’incontro cliccate su:  

Locandina



venerdì 28 settembre 2012

Il pianista armeno al Festival di Musica Contemporanea


Il 5 ottobre prossimo avrà inizio la 33a edizione delFestival di Musica Contemporanea  dal titolo  "Nuovi Spazi Musicali" curato e diretto dalla compositrice Ada Gentile. La rassegna è stata organizzata con la preziosa collaborazione dell'Accademia di Ungheria, dell'Accademia Americana, dell'Istituto Polacco, delle Ambasciate di Israele, Armenia e Ucraina, nonché con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e dell'Assessorato alla Politiche Culturali e Centro Storico del Comune di Roma. 
L'edizione di quest'anno si articolerà in 5 concerti che si terranno a Palazzo Falconieri, Palazzo Blumensthil e Villa Aurelia, con ingresso libero.
I concerti verranno trasmessi in live streaming da Radio CEMAT. 

Nell'ambito di questa importante rassegna, siamo lieti di segnalare che sarà ospite di questa rassegna il giovane pianista armeno Hayk Melikyan che eseguirà opere in prima italiana di tre autori armeni, insieme ad opere di compositori polacchi e italiani.

Lunedì 15 Ottobre 2012  ore 20.30  
Istituto Polacco, Via Vittoria Colonna 1, Roma
Pianista Hayk Melikyan (ARMENIA)
Musiche di Nicolosi, Mirigliano, Ananyan, Shahrimanyan, Sargsyan, Gorecki, Widlak.

INGRESSO LIBERO


mercoledì 26 settembre 2012

UNO DEI GRANDI

Oggi ricorrono i 143 anni dalla nascita del vardapet Komitas, il più grande compositore e maestro di coro, etnografo e pedagogo, cantante e musicologo del popolo armeno, considerato il fondatore della composizione musicale armena.

Al secolo Sogomon Sogomonian,  nacque il 26 ottobre del 1869 a Kutina in Anatolia (attuale Turchia). Ebbe un’infanzia infelice e piena di sofferenze. Perse la madre quando aveva meno di un anno e il padre che ne aveva 11. Il piccolo Sogomon  aveva ereditato dalla madre,  tessitrice di tappeti e dal padre, calzolaio che componeva anche canzoni, una bellissima voce. Proprio grazie a questa dote a 12 anni fu selezionato tra gli altri 20 orfani per essere mandato a studiare al Seminario Teologico Gevorkyan della città di Echmiadzin (santa sede della Chiesa Armena Apostolica), l’evento che cambiò definitivamente il corso della sua vita. 
Negli anni 1881-83 si specializzò nello studio della musica sacra armena, raccolse i canti della tradizione popolare di varie zone dell’Armenia contadina. Nel 1890 divenne sacerdote, prendendo il nome di Komitas (il catholikos armeno del VII sec, poeta e autore di sharakan, inni religiosi). Nel 1895 ricevette il titolo di vardapet - archimandrita. Nel 1896 studiò composizione e teoria musicale a Berlino (presso il Conservatorio di R.Schmidt e l’Università Friedrich Wilhelm). Nel 1899 dopo aver acquisito a Berlino il titolo di dottore in musicologia tornò a Echmiadzin e divenne maestro di canto del seminario, dove assunse anche la direzione del  coro polifonico maschile. Girò in  lungo e in largo varie regioni d’Armenia, raccogliendo e registrando i canti e i balli di tradizione popolare armena, nonché persiana, curda e turca. Diede alla pubblicazione circa 3000 canti, molti nella trasposizione per l’esecuzione polifonica.
Nel 1910 Komitas si stabilì a Costantinopoli. Oltre alla sua attività di compositore, si esibì anche come maestro di coro e cantante, a Costantinopoli,  nelle altre città dell’impero ottomano e in Egitto. Il 17 e 18 aprile 1915 nella chiesa armena del quartiere di Galata di Costantinopoli fu eseguita una delle opere più grandiose del maestro, Patarag – Liturgia
La successiva rappresentazione, programmata per il 3 maggio, non ci sarebbe stata. Il 24 aprile Komitas insieme agli altri intellettuali armeni fu arrestato e deportato nella località Chankiri dell’Anatolia centro-settentrionale. Sulla strada della deportazione  il maestro divenne testimone della tragedia del proprio popolo, che gli fece perdere l’equilibrio mentale. Per l’intercessione di alcuni notabili turchi fu riportato a Costantinopoli e internato nell’ospedale militare. 
Trascorse il resto della vita (1919-1935) nella clinica psichiatrica di Villejuif, vicino a Parigi, dove morì nel 1935. 
L’anno successivo le ceneri furono trasportate a Yerevan e sepolte al Pantheon di illustri personaggi del mondo dell’arte. Non meno tragico fu il destino del suo patrimonio musicale. La maggior parte della produzione fu distrutta o dispersa. 
Negli anni ‘50 i suoi manoscritti furono trasferiti da Parigi a Yerevan.
Komitas incanalò la musica nazionale armena nella corrente della musica europea. Era il primo non europeo ad essere ammesso alla società internazionale di musica di cui era un cofondatore. 
Tenne molte conferenze  in Europa, in Turchia e in Egitto facendo così conoscere la musica armena sia popolare che sacra.
E’ prezioso il suo apporto al folclore mondiale e al patrimonio della musica sacra orientale. I suoi studi teorici e la produzione musicale influenzarono in maniera rilevante i processi evolutivi delle culture musicali degli altri popoli orientali.

martedì 25 settembre 2012

Consigli di lettura

The Sandcastle girls (Le ragazze del Castello di sabbia): Il romanzo di Chris Bohjalian che da alcuni mesi si trova in testa alle classifiche USA. 
 "...una storia d'amore, una lezione di storia, una storia in sé..." scrive  Amy Drscoll, l'editore di Miami Herald.

Vi proponiamo la sinossi del romanzo, nella speranza di poterlo leggere un giorno  anche nella versione italiana:

Quando Elisabetta Endicott arriva ad Aleppo in Siria, ha il diploma di un corso intensivo in scienze infermieristiche del prestigioso Mount Holyoke College del Massachussets e una conoscenza molto elementare della lingua armena.
Siamo nel 1915 e lei fa la volontaria per conto dell’associazione Amici dell'Armenia fondata a Boston per fornire cibo e assistenza medica ai rifugiati armeni scampati al genocidio.  Elizabetta stringe amicizia con Armen, un giovane ingegnere armeno che ha perso la moglie e la figlioletta. Presto Armen lascia Aleppo e parte alla volta dell’Egitto per arruolarsi nell'esercito britannico da dove inizia a scrivere lettere a Elisabetta. Lì si rende conto di essersi innamorato della ricca e giovane americana così diversa dalla moglie che ha perso.
Ci trasferiamo ai giorni nostri, dove incontriamo Laura Petrosian, una scrittrice che abita alla periferia di New York. Anche se la casa dei suoi nonni Pelham è stata affettuosamente soprannominata "L'ala ottomana", Laura non ha mai dato molta impoprtanza alle sue origini armene. Ma quando riceve la telefonata di un vecchio amico che sostiene di aver visto su un giornale la foto della nonna di Laura che promuove una mostra in un museo di Boston, Laura intraprende un viaggio a ritroso nella storia della sua famiglia. Un viaggio che rivelerà amori, perdite e un segreto straziante rimasto sepolto per generazioni.

venerdì 21 settembre 2012

La Terza Repubblica Armena

Oggi, il  21 settembre, il popolo armeno festeggia la sua indipendenza.


Esattamente 21 anni fa è nata la Terza Repubblica Armena.  A conclusione di quasi un secolo denso di avvenimenti,  drammatici e decisivi per la storia degli Armeni.
Ripartiamo dal 1988, l’anno che ha segnato profondamente non solo il destino dell’allora Repubblica Sovietica Armena, ma anche di una superpotenza quale  l’Unione Sovietica. Proprio in quell’anno iniziò il primo e più vasto movimento politico  nell’enclave armena  dell’ Azerbaigian sovietico, ovvero la regione  dell’Artzakh, conosciuta come Nagorno Karabakh (nella traslitterazione dal russo).
La popolazione armena dell’Artzakh, che aspirava ad unirsi all’Armenia sovietica, dalla quale  era stata forzatamente strappata nel 1921 a causa della politica filo turca di Stalin, ebbe il totale sostegno dei suoi vicini fratelli.
Gli Armeni, quindi, forti della loro coscienza nazionale e carichi di spirito di autodeterminazione, si unirono in una lotta democratica congiunta che si concluse nell’Armenia sovietica col rovesciamento del potere comunista e la formazione politica di nuove forze democratiche. In base al referendum del 21 settembre del 1991 l’ex Armenia sovietica fu proclamata stato indipendente. In ottobre fu eletto il primo presidente della Terza Repubblica. 
Bisognava aspettare il dicembre dello stesso anno per assistere al definitivo disfacimento dell’Unione Sovietica e quindi alla fine di un’epoca.
Mentre nel 1992 la libera manifestazione di volontà della popolazione dell’Artzakh di costituirsi in entità autonoma,  scatenò la guerra contro l’Azerbaigian, terminata con il cessate il fuoco nel 1994.

Festeggiamo con questo emozionante flash mob realizzato a Yerevan con la partecipazione dell'Orchestra Filarmonica della Repubblica d'Armenia
http://www.youtube.com/watch?v=rOeiDGcEPwE&feature=youtu.be

giovedì 20 settembre 2012

La censura dell'Ambasciata dell'Azerbaigian

Riteniamo doveroso divulgare il seguente comunicato stampa dell'Associazione Xenia Ensemble.

                                  COMUNICATO STAMPA

L’Associazione Ensemble Xenia rende noto che un progetto inserito nella rassegna EstOvest di quest'anno dedicato alla musica dell'Azerbaijan e alle sue relazioni con la pizzica salentina, non potrà essere prodotto e realizzato.
   Lo scorso 27 agosto infatti, l’Ambasciata dell’Azerbaijan a Roma, tramite il compositore italiano che stava seguendo il progetto, ci ha fatto sapere che non avrebbe confermato il contributo economico in un primo tempo accordato e, ancor più grave, ha posto il divieto alla compositrice e al musicista di quel paese di partecipare al progetto per il quale erano già previste due date il 23 e il 25 novembre, rispettivamente a Torino, Teatro Baretti e a Savona, Teatro Sacco.
Il senso di questa “censura” è stato motivato come segue: 
Il contributo non sarà più destinato all'Associazione Xenia in quanto dopo aver valutato e controllato scrupolosamente il loro profilo attraverso le fonti online reperite si è constatato:
- una continua collaborazione negli anni con musicisti armeni;
- la collaborazione con un suonatore di "duduk";
- un concorso per compositori armeni nel 2012;
- la presenza di un musicista con cognome armeno nell' ensemble 
- l'iscrizione a vari siti internet di cultura armena in qualità di "Amici 
degli armeni".
Inoltre sarà vietata attraverso lo Stato dell'Azerbaijan la partecipazione ai progetti dell'Associazione Xenia a tutti i musicisti azeri coinvolti.

L’Associazione Xenia è composta da musicisti che credono nel dialogo tra popoli ed etnie diverse attraverso la musica e il confronto tra diverse culture e generi d’arte. Il Festival EstOvest nell’arco degli anni ha ospitato artisti provenienti dall’Algeria, Armenia, Azerbaijan, Cina, Egitto, Estonia, Francia, Germania, Georgia, Giappone, Inghilterra, Iran, Marocco, Olanda, Palestina,  Romania, Russia, Spagna, Stati Uniti, Turchia, Uzbekistan e negli ultimi anni ha dedicato il concorso per giovani compositori ad un diverso paese ogni anno: Italia, Marocco, Egitto, Armenia.

Il Festival EstOvest gode del sostegno della Compagnia di San Paolo e della Regione Piemonte, del patrocinio della Città di Torino e della massima stima da parte di artisti e musicisti a livello nazionale ed internazionale.

Riteniamo doveroso mantenere la nostra assoluta indipendenza e libertà di espressione artistica e per questa ragione in risposta all’Ambasciata dell'Azerbaijan, alla quale abbiamo inviato la nostra protesta, il programma originale dedicato all’Azerbaijan verrà sostituito da un programma dedicato a John Cage, l’artista che più di qualsiasi altra figura del ‘900 ha fatto della libertà artistica una vera missione personale.   

Esprimiamo la nostra solidarietà AGLI ARTISTI  azeri ed armeni offesi da questa vicenda e la nostra volontà di non lasciarci intimorire da chi pensa che le contingenze politiche possano riguardare l'arte e la musica in particolare. 

Torino, 20 settembre 2012

Per informazioni:
Simona Savoldi, ufficio stampa – press@xeniaensemble.it

Alessandra Sciabica, direzione organizzativa – alessandra.sciabica@gmail.com