domenica 23 dicembre 2012

AUGURI !!!


A
tutti
 i nostri Soci
sempre più numerosi,
agli Amici vicini e lontani
e  ai  Simpatizzanti  un  caro,
sentito augurio per un felice Natale  
un  2013  pieno  di  serenità, salute e soddisfazioni.



domenica 16 dicembre 2012

Storie della diaspora. Armeni meritevoli: Dicran Sirinian

Michele Dicran Sirinian (1923-2003) nacque a Costantinopoli da genitori di origini armene. Completati gli studi secondari nel Collegio "Saint Michel" dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Costantinopoli, giunse in Italia, ove conseguì la laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano.
Attratto dall'ingegneria aeronautica, si trasferì a Roma, dove ottenne la sua seconda laurea presso la Scuola di Ingegneria Aeronautica dell'Università "La Sapienza" di Roma.
Divenuto cittadino italiano entrò nell’Arma Aeronautica come ufficiale. Durante gli studi, ebbe la fortuna di incontrare il prof. Luigi Broglio, che lo scelse come suo assistente con l'intento di formare un gruppo di giovani ingegneri destinato a svolgere ricerche all'avanguardia in campo aeronautico. Per l'incarico e la fiducia accordatigli, Michele Dicran Sirinian nutrì sempre un sentimento di profonda gratitudine nei confronti del prof. Broglio, al punto che a lui e alle sorti di quello che di lì a poco sarà chiamato il "Progetto San Marco" rimase fedelmente legato per tutto il corso della sua vita.

Le sue prime attività furono rivolte alla progettazione della prima galleria del vento presso la sede di Ingegneria a San Pietro in Vincoli. Negli anni 1956-1957 trascorse un fecondo periodo di studi presso l'Istituto von Karman a Bruxelles. Nel 1962 Broglio gli affidò incarichi per la organizzazione dei futuri lanci di satelliti in orbite equatoriali nell'ambito del Progetto San Marco in collaborazione con la N.A.S.A. La sua prima missione riguardò la scelta del luogo ideale ove collocare una base di lancio in mare aperto. La decisione finale fu la costruzione del poligono di lancio nella Ngwana Bay sull'Oceano Indiano in Kenya, tra le città di Mombasa e Malindi. Nel 1964 fu alla guida di un gruppo di ingegneri e tecnici specializzati per il lancio nello spazio del primo satellite interamente italiano della storia, il San Marco I, lanciato il 15 dicembre da Wallops Island in Virginia.
Tale lancio pose l'Italia in ordine cronologico al terzo posto nel mondo dopo i giganti USA e URSS.
Nel 1967 condusse a termine un secondo lancio del San Marco II dalla piattaforma "San Marco" che insieme alla piattaforma operativa "Santa Rita" costituiva la sezione marina del Poligono in Kenya. Da allora si susseguirono sotto la sua direzione e sempre con successo numerosi altri lanci.
Nell’ambito universitario ricoprì il ruolo di Professore Ordinario presso la Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell'Università "La Sapienza" di Roma, mentre al termine del servizio militare fu collocato a riposo con il grado di Generale Ispettore.
Fu dopo il 1988 che cominciò ad interessarsi attivamente ai problemi dell’Armenia. Il terremoto che in quell’anno aveva tragicamente colpito il Paese lo indusse a farsi promotore di diverse iniziative sia umanitarie che scientifiche in favore del popolo armeno:

Con il Presidente della Repubblica Italiana
 Sandro Pertini e con il  Prof. Luigi Broglio
- provvide a fornire e ad inviare i materiali primari necessari per l’indispensabile riparazione dei tetti del ”Villaggio Italia” costruito dagli Italiani a Spitak;
- diede il primo impulso, offrendo una borsa di studio, alla pubblicazione della serie dei “Documenti Diplomatici Italiani sull’Armenia”. In particolare, era suo desiderio rendere onore alla figura del console italiano Giacomo Gorrini, da lui personalmente conosciuto in Italia, le cui ceneri assieme a quelle di altri grandi “Giusti” della causa armena, sono tumulate a Tzitzernakapert;
- tentò, tramite i Frati Camilliani di Bergamo, che avevano costruito un ospedale ad Ashotzk, tuttora funzionante, di istituire dei laboratori che potessero fornire medicine a basso prezzo utilizzando solamente i loro principi attivi. Il “Progetto Anahid” così chiamato, per motivi politico-commerciali non ha avuto buon esito, nonostante il suo assiduo e ostinato impegno portato avanti con diversi viaggi fatti a Bergamo;
- aiutò il sen. Giovanni Bersani di Bologna e la sua Associazione nell’iniziativa di realizzare un essiccatoio nel villaggio di Dprevank, nella regione di Aragatzotn, per promuovere la produzione agricola di quella zona; 
- tra tutte queste iniziative spicca il progetto “Tempus Tacis” indirizzato alla formazione di tecnici dei trasporti aerei presso l’Università statale di Ingegneria (SEUA) di Yerevan, capitale della Repubblica di Armenia. E’ per la riuscita di tale progetto che detta Università ha voluto dedicare alla sua memoria l’aula nella quale si svolgevano e si svolgono tuttora le lezioni del corso.
Ultimamente, il 21 luglio 2011, come riconoscimento dei risultati raggiunti nel corso della sua attività scientifica, e in particolare per il ruolo svolto nel Progetto San Marco, la Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell’Università di Roma “La Sapienza” ha voluto intitolargli il Laboratorio di Meccanica del Volo – adiacente all'Aula dedicata al Prof. Luigi Broglio – situato nella nuova sede della Scuola presso il Centro di Ricerca Progetto San Marco, Aeroporto dell’Urbe, Roma.
                                                                                                           Nazarena Sirinian

Leggete anche l'articolo del quotidiano armeno Haratch di Parigi a firma di V.Pambakian: 
In ricordo di Dicran Michele Sirinian



venerdì 7 dicembre 2012

Ricordando il 7 dicembre del 1988


Vogliamo ricordare il 7 dicembre del 1988 e commemorare le vittime pubblicando le memorie di una signora italiana di origine armena, che avendo  sentito il bisogno morale o forse  il richiamo delle sue origini  è partita per la zona terremotata. Era il settembre del 1989 ...


Lakmè Pabis in centro

 ... Come Dio volle arrivammo a Yerevan dove però non ci aspettava nessuno. Per caso ritrovai il numero di telefono di una donna armena che avevo aiutato a Roma e ci venne a prendere il marito e ci portò fino a Spitak, un altopiano a 1.800 metri di altezza.
   Primo impatto: km. di macerie, un enorme cimitero, poi questo “Villaggio Italia”.
  Un grande altopiano circondato da montagne, in lontananza si scorgeva il monte Ararat e tutto bianco.

Il “Villaggio Italia” è stato costruito dagli italiani accorsi subito dopo il terremoto per soccorrerli, era composto di 300 case (dette mapi) prefabbricate, un ambulatorio con farmacia, ecografia, sala raggi X; una cucina tutta in acciaio con attigua camera dispensa, 3 frigoriferi, un asilo per 130 bambini quasi tutti senza mamma e papà e senza casa, 4 camere per i medici, me compresa, una grande sala di ritrovo trasformabile in chiesa per quando ci fosse un sacerdote, due scuole elementari e medie con circa 350 allievi in ognuna e 3 casette: 1 per le 4 suore mandate da Madre Teresa di Calcutta, 1 per 10 bambini handicappati e 1 per 10 vecchiette; tutti a cura delle suore.
    20 containers contenenti farmaci, generi alimentari, acqua minerale, vestiario ecc. ecc.
   Altro impatto con questo luogo dove traspariva la desolazione: tutti vestiti di nero, occhi spenti assenti, facce tristi, gente smarrita, impaurita, abulica. Ho pianto con loro quando ho visitato il cimitero immenso e mi hanno raccontato cose allucinanti, raccapriccianti… ho pianto ancora con loro. Poi … ho sentito che il mio compito era ben altro, cioè come aiutarli a tirarsi su.
    Sono entrata in punta di piedi, anche se l’invito specifico era quello di portare il mio metodo didattico all’asilo. Così mi sono solo messa a disposizione, e ho fatto di tutto come un vero “passe partout”.
   La mia prima difficoltà è stata la lingua. Io parlavo l’armeno occidentale di Istanbul dove sono nata e loro l’armeno orientale, da lì la necessità di crearmi un vocabolario personale e così ho imparato l’altro armeno.
   Mi hanno subito affidato il compito di controllare le scadenze dei farmaci di un container, per bruciare quelli scaduti. Poi ho fatto da interprete in ambulatorio con il medico generico, con l’urologo, il pediatra, le infermiere spagnole, la ginecologa. Ho visto tanti malati, mutilati, piaghe inguaribili, e tante donne malate per mancanza di igiene la più elementare tra cui l’acqua e il sapone...
     Poi ho fatto da interprete tra i personaggi che venivano a visitare il “Villaggio Italia”.
Intanto veniva giù la neve, tutto era sepolto sotto una coltre bianca con venti gradi sotto zero, un freddo che tagliava la faccia e penetrava fino alle ossa.
   Intanto visitavo le case (mapi) ho conosciuto molti abitanti e preso contatto col vero dolore, quello che ti torce il cuore; per esempio c’erano alcune mamme che avevano sentito gridare i propri figli sotto le macerie, chiamare aiuto ed essere impotenti davanti alla terra che li aveva inghiottiti. Erano rimaste pietrificate per sempre, un dolore infinito che non si potrà mai lenire neanche con i farmaci.
   Poi ho preso contatto con l’asilo (130 bambini), la direttrice, le maestre con le quali ho iniziato un rapporto particolare, con incontri bisettimanali per cercare di aprire uno spiraglio di fiducia e di speranza nell’avvenire e cercare di insegnare loro il metodo della “Gioiosa” del Centro Coscienza di Milano.
   Avevo preparato tutto il programma ciclostilato e tutte le fiabe, il tutto tradotto in armeno: un grande lavoro.
  Un certo giorno arriva il capo dei comunisti armeni, tutti in subbuglio, io faccio da interprete, e alla fine dell’incontro attiro la sua attenzione e dico: “Sono venuta ad aiutare il mio popolo ma soprattutto a portare il mio metodo (molto valido) per l’asilo, però non vorrei che pensaste che lo impongo di nascosto, quindi vorrei la sua autorizzazione perché non sia mai che qualche ispettore venisse e mi dicesse: “ma lei chi è, chi l’ha chiamata, chi l’ha autorizzata”.
Allora il Capo mi ha calorosamente pregato e ringraziato per ciò che stavo facendo per i bambini.
   I bambini mi si aggrappano a grappoli in cerca di affetto, di un punto fermo, ma io con immenso dolore e tanto tatto li respingevo tutti perché pensavo al momento della mia partenza, e dopo essersi affezionati a me, sarebbe stato ancora un altro tradimento. Poveri bimbi, mi facevano una pena immensa. Qualcuno non mangiava, qualcuno se ne stava lì in silenzio, nessuno si rendeva conto dell’accaduto, solo sentivano questo vuoto terribile e quel senso d’ingiustizia. A questo proposito, sono entrata in contatto con la Croce Blu di Parigi per aiutare alcuni di questi bambini ancora sotto shock tramite lo psicanalista venuto con la interprete.
   Si avvicinava il momento della partenza di tutti gli italiani e delle spagnole; ma prima della loro partenza abbiamo preparato il Presepe e l’albero di Natale, e il 21 dicembre sono partiti tutti lasciandomi sola responsabile di tutto il “Villaggio Italia”: cioè: il controllo di 20 containers (grossi vagoni carichi di generi alimentari, abiti, acqua minerale, detersivi, macchinari, ecc.).
   Rimasta sola, ho preparato fino a notte fonda circa 700 pacchetti per Natale. Poi è arrivato il giorno della festa: il I° della loro vita. Avevo preparato nella biblioteca (luogo dei nostri incontri serali) su un grande tavolo tanti piatti con del panettone e del torrone. Ho fatto entrare 40 bambini alla volta con la candelina accesa. Tutti in gran silenzio e reverenza.
   Fu una processione che durò tanti giorni.
Fu veramente commovente, ma io li capii profondamente perché l’unica loro salvezza era il fatto di riscoprire in ognuno di loro il senso di Dio, di quella entità che loro non conoscevano ma che esiste in ogni essere umano sulla faccia della terra.
   Quel senso di Dio è così importate che chi ce l’ha non ha più paura.
 Così incominciai ad andare nelle scuole, e classe per classe incominciai a parlare, ma sempre in punta di piedi partendo da “Chi sono?” chi è il mondo? quale rapporto ho io col mondo? e poi man mano li ho preparati al battesimo e Prima Comunione. Piano piano sono riuscita a far battezzare più di 1.000 persone tra bambini, giovani, vecchi; una vera processione.
   Passarono altri giorni laboriosi e si avvicinava la festa di Pasqua.
  Così ho distribuito in ogni classe le uova rosse che avevo preparato (più di 800 uova trovate con immensa difficoltà e ad un prezzo esorbitante) e la polverina rossa mandatami da mia figlia.
  Questo rito, reso sacro dal mio atteggiamento è stato molto sentito, proprio come un momento magico vissuto in raccoglimento in cui si è sentita veramente la presenza Divina fra noi. A qualcuno brillavano gli occhi, altri avevano le lagrime di commozione.
    A questo punto ho fatto un grande atto di forza. Mi sono recata al cimitero, erano mesi in cui li vedevo andarvi in processione rimanerci ore e qualche volta pure con la torta con le candele per un figlio che avrebbe compiuto gli anni….
    Sono rimasta in ascolto di quel dolore, capivo che era molto forte ma sentivo anche che quella non era la maniera giusta di viverlo. Bisognava trovare la forza d’animo e quell’amore per poter tramutare quel dolore da ribellione in accettazione.
    Così ho parlato ad ognuno da cuore a cuore e sono riuscita a convincerli. Ho detto loro: “tornatevene alle vostre case, cercate di usare il pettine, il sapone, pulite le vostre case e occupatevi piuttosto di quelli che sono vivi e che stanno per le strade.”
     Non avrei mai creduto che avrebbero accettato il mio ordine, ma in fondo sentivano che era giusto, e che era solo dettato da comprensione e dall’amore per quel loro patimento.
   Passarono altri giorni e mentre s’avvicinava la mia partenza incominciavo a cogliere il sorriso su alcuni volti, e “par che rispondessero al mio invocare muto”, per me per loro e per tutti quelli che non c’erano più…
    Alla mia partenza li avevo tutti intorno a grappoli, fino a mezzanotte inoltrata.
    Ho appena fatto in tempo le valigie, partivamo alle 2 di notte.
  Ero ubriaca di fatica e di emozione, ma molto gioiosa perché il mio soggiorno anche se faticosamente aveva dato i suoi frutti benefici.
   E’ stata una esperienza indimenticabile che ha inciso molto dentro di me perché ho capito il vero senso della vita.
    E che questo mio racconto sia, lo spero, un invito a voi tutti a dare di sé agli altri anche se sconosciuti in qualsiasi momento e occasione della vostra vita.
   Perché è bello, molto bello. Sapete che sentivo come un profumo di rose nel cuore e credo che in cielo cantavano gli angeli…

 Roma, 10 maggio 1993                                                            Lakmè Pabis
                                                                                                          (1915-1998)

giovedì 6 dicembre 2012

INVITO ALLA CENA ARMENA

IL 12 DICEMBRE ORE 20.30
Associazione culturale Matrioska
Via della Collina Volpi, 6/g - Roma
(Metro B - fermata Basilica S.Paolo)

Carissimi Soci, Amici, Simpatizzanti,
il 2012 volge al termine. Quest’anno abbiamo avuto il piacere di incontrare molti di voi alle nostre manifestazioni che, speriamo, siano state piacevoli ed apprezzate. Abbiamo già messo in cantiere i progetti da realizzare nell’anno a venire, con l’augurio di potervi coinvolgere sempre più numerosi.
Intanto, come modo migliore per concludere l’anno, pensiamo di farvi cosa gradita, ritrovandoci insieme per una cena sociale nei locali dell’associazione Matrioska, gestita da Gagik Avetisyan, in cui si respira la tipica atmosfera di convivialità armena.
Vi anticipiamo che ci sarà musica armena e la possibilità di cantare e di ballare. Come ormai consuetudine, organizzeremo la nostra piccola lotteria con molti doni e sorprese, in previsione del Natale.
Il menu comprenderà dolma, khorovatz, la tipica “insalata russa”, verdure grigliate a volontà, vino rosso e bibite. Tutto al costo di €15,00 a persona.
Non mancheranno i dolci armeni preparati dalle Signore della nostra associazione.

Preghiamo di confermare la vostra presenza entro domenica 9 dicembre via e-mail o chiamando i seguenti numeri:

Yeghis Keheyan:             349 7942115
Rita Pabis:                       338 8560762
Anush Torunyan:           320 4271768

Alle ore 19.00, sempre nei locali dell’associazione Matrioska, si terrà l’Assemblea Ordinaria Annuale della nostra associazione.
Cliccate sulla Convocazione dell'Assemblea Generale per i Soci e tutti coloro che vorranno partecipare.

Il percorso a piedi dalla fermata Metro B Basilica S. Paolo: 



















Il percorso in macchina dalla fermata Metro B Basilica S. Paolo:             


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martedì 4 dicembre 2012

Manifestazione per l'Armenia

DOMENICA  9 DICEMBRE 2012 - ORE 17.00
“Sala di Santa Cecilia” - Piazza Santa Cecilia, 22 - Roma

Come ogni anno, in prossimità del Natale, l'Associazione Culturale Santa Cecilia in Trastevere insieme alla nostra Associazione, organizza un incontro dedicato all'Armenia che sarà anche l'occasione per scambiarci gli auguri per le prossime feste.
Invito alla manifestazione

domenica 2 dicembre 2012

Giornata Internazionale di Studio per i 500 anni della stampa armena in Italia

6 DICEMBRE 2012,  ORE 09.30 -19.30 
Biblioteca Universitaria - Aula Magna 
via Zamboni, 35 - Bologna
Giornata Internazionale di Studio per i 500 anni della stampa armena in Italia promossa da Alma Mater Studiorum - Università di Bologna Dip. di Filologia Classica e Italianistica CERB, Centro di Ricerca in Bibliografia Dip. di Storia Culture Civiltà Biblioteca Universitaria di Bologna.
In occasione della giornata internazionale di studio verranno esposti preziosi codici armeni della Biblioteca e volumi a stampa antichi conservati nei suoi fondi storici.
Saranno visibili anche il facsimile della famosa "Mappa armena" e i due esemplari bolognesi della celebre Bibbia di Mechitar, impressa a Venezia tra il 1733 e il 1735.