mercoledì 26 settembre 2012

UNO DEI GRANDI

Oggi ricorrono i 143 anni dalla nascita del vardapet Komitas, il più grande compositore e maestro di coro, etnografo e pedagogo, cantante e musicologo del popolo armeno, considerato il fondatore della composizione musicale armena.

Al secolo Sogomon Sogomonian,  nacque il 26 ottobre del 1869 a Kutina in Anatolia (attuale Turchia). Ebbe un’infanzia infelice e piena di sofferenze. Perse la madre quando aveva meno di un anno e il padre che ne aveva 11. Il piccolo Sogomon  aveva ereditato dalla madre,  tessitrice di tappeti e dal padre, calzolaio che componeva anche canzoni, una bellissima voce. Proprio grazie a questa dote a 12 anni fu selezionato tra gli altri 20 orfani per essere mandato a studiare al Seminario Teologico Gevorkyan della città di Echmiadzin (santa sede della Chiesa Armena Apostolica), l’evento che cambiò definitivamente il corso della sua vita. 
Negli anni 1881-83 si specializzò nello studio della musica sacra armena, raccolse i canti della tradizione popolare di varie zone dell’Armenia contadina. Nel 1890 divenne sacerdote, prendendo il nome di Komitas (il catholikos armeno del VII sec, poeta e autore di sharakan, inni religiosi). Nel 1895 ricevette il titolo di vardapet - archimandrita. Nel 1896 studiò composizione e teoria musicale a Berlino (presso il Conservatorio di R.Schmidt e l’Università Friedrich Wilhelm). Nel 1899 dopo aver acquisito a Berlino il titolo di dottore in musicologia tornò a Echmiadzin e divenne maestro di canto del seminario, dove assunse anche la direzione del  coro polifonico maschile. Girò in  lungo e in largo varie regioni d’Armenia, raccogliendo e registrando i canti e i balli di tradizione popolare armena, nonché persiana, curda e turca. Diede alla pubblicazione circa 3000 canti, molti nella trasposizione per l’esecuzione polifonica.
Nel 1910 Komitas si stabilì a Costantinopoli. Oltre alla sua attività di compositore, si esibì anche come maestro di coro e cantante, a Costantinopoli,  nelle altre città dell’impero ottomano e in Egitto. Il 17 e 18 aprile 1915 nella chiesa armena del quartiere di Galata di Costantinopoli fu eseguita una delle opere più grandiose del maestro, Patarag – Liturgia
La successiva rappresentazione, programmata per il 3 maggio, non ci sarebbe stata. Il 24 aprile Komitas insieme agli altri intellettuali armeni fu arrestato e deportato nella località Chankiri dell’Anatolia centro-settentrionale. Sulla strada della deportazione  il maestro divenne testimone della tragedia del proprio popolo, che gli fece perdere l’equilibrio mentale. Per l’intercessione di alcuni notabili turchi fu riportato a Costantinopoli e internato nell’ospedale militare. 
Trascorse il resto della vita (1919-1935) nella clinica psichiatrica di Villejuif, vicino a Parigi, dove morì nel 1935. 
L’anno successivo le ceneri furono trasportate a Yerevan e sepolte al Pantheon di illustri personaggi del mondo dell’arte. Non meno tragico fu il destino del suo patrimonio musicale. La maggior parte della produzione fu distrutta o dispersa. 
Negli anni ‘50 i suoi manoscritti furono trasferiti da Parigi a Yerevan.
Komitas incanalò la musica nazionale armena nella corrente della musica europea. Era il primo non europeo ad essere ammesso alla società internazionale di musica di cui era un cofondatore. 
Tenne molte conferenze  in Europa, in Turchia e in Egitto facendo così conoscere la musica armena sia popolare che sacra.
E’ prezioso il suo apporto al folclore mondiale e al patrimonio della musica sacra orientale. I suoi studi teorici e la produzione musicale influenzarono in maniera rilevante i processi evolutivi delle culture musicali degli altri popoli orientali.

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