giovedì 23 aprile 2020

Omaggio alle vittime del Genocidio Armeno

Cari amici,
nella ricorrenza del  105° anniversario del Genocidio Armeno, vogliamo rendere omaggio alle nostre vittime  per voce di due poeti.
Distanti per epoca, provenienza e stile, hanno in comune la forza espressiva, unita al dolore per la sofferenza umana, di cui uno forse è stato testimone indiretto, mentre l'altra l'ha assimilata sin dalla tenera età, essendo figlia dei sopravvissuti a quel Grande Male.











Giosuè Carducci  1835-1907
La mietitura del Turco - Atene, 14 giugno 1898
Il Turco miete. Eran le teste armene
Che ier cadean sotto il ricurvo acciar:
Ei le offeriva boccheggianti e oscene
A i pianti de l'Europa a imbalsamar.
Il Turco miete. In sangue la Tessaglia
Ch'ei non arava or or gli biondeggiò:
—Aia—diss'ei—m'è il campo di battaglia,
E frustando i giaurri io trebbierò.—
Il Turco miete. E al morbido tiranno
Manda il fior de l'elleniche beltà.
I monarchi di Cristo assisteranno
Bianchi eunuchi a l'arèm del Padiscià.

Silva Kaputikyan  1919-2006
Nel vecchio Pantheon di Yerevan - Yerevan, 1957
Il nostro pantheon è piccolo e triste,
soltanto pochi sepolcri riuniti:
oh, stirpe ricca di defunti egregi,
dove mai son tumulati i tuoi figli?
Giammai, né patria né luogo natìo,
pei tuoi figli, martiri valorosi
in vita, non vi fu un tetto paterno,
né alla morte una terra dei padri;
ed ora nei cimiteri stranieri
orfani si spengono sotto il muschio,
uno qui, sulle rive della Senna,
uno là, sotto il cielo americano;
e quanti grandi, oh, fine inaudita,
cedettero alla spada nel deserto,
sabbia e malerba invece della tomba
e cordoglio infinito dei viventi...
Il nostro pantheon, affollato e spoglio
è disperso silente in tutto il mondo;
lacrime, lacrime e benedizioni
alle nostre tombe, lungi, remote...
                 Trad. di Alfonso Pompella (aprile 2020)

Երեւանի հին Պանթեոնում - Երեւան, 1957 թ․
Մեր պանթեոնը փոքր է ու տխուր,
Իրար հավաքած մի քանի շիրիմ.
Օ, մեծ մահերով հարուստ ժողովուրդ,
Ո՞Ւր են քո որդոց շիրիմները հին:
Դարեր՝ անոստան ու անհայրենիք,
Քո որդիներին մեծագործ ու զոհ
Ապրելիս՝ չեղա՜վ հայրենի տանիք,
Մեռնելիս՝ չեղա՜վ հայրենական հող.
ՈՒ հիմա օտար շիրմատներում
Որբ ու մամռոտած հանգչում են նրանք,
Մեկը՝ Սենայի ափերին հեռու,
Մեկն՝ ամերիկյան խուլ երկնքի տակ.
Եվ քանի՜ մեծեր, օ, անլուր օրհաս,
Սրահար ընկան անապատի մեջ,
Շիրմի փոխարեն՝ տատասկ ու ավազ
Եվ ապրողներիս մորմո՜քը անվերջ...
Մեր պանթեո՜նը. նա խուռն ու անշուք
Աշխարհովը մեկ փռված է լռին.
Օրհնա՜նք ու արցունք, օրհնա՜նք ու արցունք
Հեռո՜ւ, հեռավոր մեր շիրիմներին...


1 commento:

  1. SPERIAMO CHE IL SENATO ITALIANO E ERDOGHAN POSSONO SENTIRCI QUEST'ANNO CHEW ORMAI SIAMO AL 105°ANNIVERSARIO E DI ISPARMIARE I NOSTRI SEGNI E SIMBOLI DEI NOSTRI VALORI E DELLA IDENTITA MILLENARIA :

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