venerdì 18 novembre 2016

Antonia Arslan con "Lettera a una ragazza in Turchia"

Una lunga intervista alla scrittrice padovana di origini armene che è tornata in libreria con il nuovo romanzo                                                    “Lettera a una ragazza in Turchia”


LA STAMPA, 17.11.2016
“Vi racconto il genocidio degli armeni con le storie di tre donne”
di Francesca Paci
In “Lettera a una ragazza in Turchia” Antonia Arslan ricorda la tragedia cancellata “perché solo la verità sul passato può impedire la tentazione di moderni totalitarismi”
Ricordare è una grazia e una condanna, raccontano i sopravvissuti all’Olocausto. È lo stesso per chiunque sia stato braccato dallo sterminio e ne abbia avuto ragione. Per la scrittrice Antonia Arslan è il genocidio armeno, la Storia, la memoria della madre, gioie, pene, aspettative frustrate di un popolo che nell’ostinarsi a testimoniare la propria epopea ha seminato sulle piaghe la speranza. Classe 1938, un passato da accademica confluito nella critica letteraria prima e poi nella narrativa con il felice La masseria delle allodole, la Arslan ricorda per professione di fede. Scrivo dunque sono. Il suo ultimo Lettera a una ragazza in Turchia (Rizzoli) è un dialogo in tre storie con il presente, l’hic et nunc in cui la violenza del passato può sottrarsi all’oblio e trovare la catarsi. 
Il libro inizia sull’aereo dove decide di rivolgersi a un’interlocutrice immaginaria. Ha bisogno di un non-luogo per parlare dell’identità armena a una turca?  
«In aereo non riesco a leggere, specie nei viaggi lunghi. Preferisco guardare un film o scrivere. Ero lì, sospesa, né sopra né sotto, né con i fantasmi del genocidio armeno né con le loro appendici moderne, le storie che avevo in testa, tutte vere, sono uscite fuori così».                   ... Leggi tutto






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