Oggi ricorrono i 143 anni dalla nascita del vardapet
Komitas, il più grande compositore e maestro di coro, etnografo e pedagogo,
cantante e musicologo del popolo armeno, considerato il fondatore della
composizione musicale armena.
Al secolo Sogomon Sogomonian, nacque il 26 ottobre del
1869 a Kutina in Anatolia (attuale Turchia). Ebbe un’infanzia infelice e piena
di sofferenze. Perse la madre quando aveva meno di un anno e il padre che ne
aveva 11. Il piccolo Sogomon aveva
ereditato dalla madre, tessitrice di
tappeti e dal padre, calzolaio che componeva anche canzoni, una bellissima voce.
Proprio grazie a questa dote a 12 anni fu selezionato tra gli altri 20 orfani per
essere mandato a studiare al Seminario Teologico Gevorkyan della città di Echmiadzin
(santa sede della Chiesa Armena Apostolica), l’evento che cambiò
definitivamente il corso della sua vita.
Negli anni 1881-83 si specializzò nello
studio della musica sacra armena, raccolse i canti della tradizione popolare di
varie zone dell’Armenia contadina. Nel 1890 divenne sacerdote, prendendo il
nome di Komitas (il catholikos armeno del VII sec, poeta e autore di sharakan, inni
religiosi). Nel 1895 ricevette il titolo di vardapet - archimandrita. Nel 1896
studiò composizione e teoria musicale a Berlino (presso il Conservatorio di R.Schmidt
e l’Università Friedrich Wilhelm). Nel 1899 dopo aver acquisito a Berlino il
titolo di dottore in musicologia tornò a Echmiadzin e divenne maestro di canto del
seminario, dove assunse anche la direzione del
coro polifonico maschile. Girò in lungo e in largo varie regioni d’Armenia,
raccogliendo e registrando i canti e i balli di tradizione popolare armena,
nonché persiana, curda e turca. Diede alla pubblicazione circa 3000 canti,
molti nella trasposizione per l’esecuzione polifonica.
Nel 1910 Komitas si stabilì a Costantinopoli. Oltre
alla sua attività di compositore, si esibì anche come maestro di coro e
cantante, a Costantinopoli, nelle altre
città dell’impero ottomano e in Egitto. Il 17 e 18 aprile 1915 nella chiesa
armena del quartiere di Galata di Costantinopoli fu eseguita una delle opere più
grandiose del maestro, Patarag – Liturgia.
La successiva rappresentazione,
programmata per il 3 maggio, non ci sarebbe stata. Il 24 aprile Komitas insieme
agli altri intellettuali armeni fu arrestato e deportato nella località Chankiri
dell’Anatolia centro-settentrionale. Sulla strada della deportazione il maestro divenne testimone della tragedia
del proprio popolo, che gli fece perdere l’equilibrio mentale. Per
l’intercessione di alcuni notabili turchi fu riportato a Costantinopoli e
internato nell’ospedale militare.
Trascorse il resto della vita (1919-1935)
nella clinica psichiatrica di Villejuif,
vicino a Parigi, dove morì nel
1935.
L’anno successivo le ceneri furono trasportate a Yerevan e sepolte al Pantheon di illustri personaggi del mondo dell’arte. Non meno tragico fu il destino del suo patrimonio musicale. La maggior parte della produzione fu distrutta o dispersa.
L’anno successivo le ceneri furono trasportate a Yerevan e sepolte al Pantheon di illustri personaggi del mondo dell’arte. Non meno tragico fu il destino del suo patrimonio musicale. La maggior parte della produzione fu distrutta o dispersa.
Negli anni ‘50 i suoi manoscritti furono trasferiti da Parigi a Yerevan.
Komitas incanalò la musica nazionale armena nella
corrente della musica europea. Era il primo non europeo ad essere ammesso alla
società internazionale di musica di cui era un cofondatore.
Tenne molte
conferenze in Europa,
in Turchia
e in Egitto facendo così conoscere la musica armena sia popolare che sacra.
E’ prezioso il suo apporto al folclore mondiale e
al patrimonio della musica sacra orientale. I suoi studi
teorici e la produzione musicale influenzarono in
maniera rilevante i processi evolutivi delle culture musicali degli altri
popoli orientali.
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