La mattina del 25 marzo la Sala degli Specchi del Museo Nazionale d'Arte Orientale di Roma ha ospitato la conferenza "A 100 anni dal genocidio degli armeni".
L'incontro è stato introdotto in modo impeccabile dal Prof. Giovanni Ricciardi, che ha inquadrato storicamente il genocidio armeno del 1915 con parole consone alla sensibilità delicata dell'auditorio.
Gli studenti degli ultimi anni del Liceo Classico "Pilo Albertelli" hanno seguito con attenzione e grande partecipazione l'intervento di Marco Impagliazzo, saggista e ordinario di Storia Contemporanea dell'Università di Perugia, che - dopo un excursus storico sui regimi genocidari del '900 - ha fornito un'analisi approfondita sia del movente politico e delle strategie d'azione del governo dei "Giovani Turchi", sia delle dolorose conseguenze di quello che è tristemente noto come il primo genocidio del XX secolo.
Gli studenti degli ultimi anni del Liceo Classico "Pilo Albertelli" hanno seguito con attenzione e grande partecipazione l'intervento di Marco Impagliazzo, saggista e ordinario di Storia Contemporanea dell'Università di Perugia, che - dopo un excursus storico sui regimi genocidari del '900 - ha fornito un'analisi approfondita sia del movente politico e delle strategie d'azione del governo dei "Giovani Turchi", sia delle dolorose conseguenze di quello che è tristemente noto come il primo genocidio del XX secolo.
Nell'intervento successivo, la scrittrice Antonia Arslan, con la sua grazia e la sua profonda sensibilità, ha incantato e commosso tutti i presenti, rivelando il suo personale percorso che l'ha condotta a concepire il romanzo autobiografico "La masseria delle allodole", giunto oggi alla sua 33ma edizione.
L'autrice ha narrato alcuni episodi non solo del romanzo, ma anche del recente libro-testimonianza: "Proarmenia. Voci ebraiche sul genocidio armeno", di cui ha promosso la traduzione italiana e per il quale ha scritto la prefazione.
Infine, la musica dei grandi compositori armeni Aram Khachaturian e Arno Babadjanian ha reso questo incontro indimenticabile, grazie all'esecuzione magistrale e appassionata della giovane pianista armena Diana Gabrielyan.