Oggi ricorrono i 144 anni dalla nascita di Padre Komitas, il più grande compositore e maestro di coro, etnografo e pedagogista,
cantante e musicologo del popolo armeno, considerato il fondatore della
composizione musicale armena. E’ prezioso il suo apporto al folclore mondiale e
al patrimonio della musica sacra orientale.
Komitas, al secolo Sogomon Sogomonian, nacque il 26 ottobre del 1869 a Kutina in Anatolia (attuale
Turchia). Perse la madre quando aveva meno di un anno e il padre che ne aveva 11.
Grazie alla bellissima voce a 12 anni fu selezionato per studiare al
seminario religioso di Echmiadzin (santa sede della Chiesa Armena Apostolica).
Nel 1890 divenne
sacerdote, prendendo il nome di Komitas (il catholikos armeno del VII sec, poeta
e autore di sharakan, inni religiosi). Nel 1895 ricevette il titolo di vardapet
- archimandrita. Nel 1896 studiò composizione e teoria musicale a Berlino (presso
il Conservatorio di R.Schmidt e l’Università Friedrich Wilhelm). Conseguito nel 1899 a Berlino il titolo di dottore in musicologia tornò a Echmiadzin, divenne maestro di canto del seminario e assunse la direzione del coro polifonico maschile.
Girò in lungo e in largo varie regioni d’Armenia,
raccogliendo e registrando i canti e i balli di tradizione popolare armena,
nonché persiana, curda e turca. Diede alla pubblicazione circa 3000 canti,
molti nella trasposizione per l’esecuzione polifonica.
Nel 1910 Komitas si stabilì a Costantinopoli. Il 17 e 18 aprile 1915 nella chiesa
armena del quartiere Galata di Costantinopoli fu eseguita una delle opere più
grandiose del maestro, Patarag - Liturgia.
La successiva rappresentazione, programmata per il 3 maggio, non ci fu. Il 24 aprile Komitas insieme agli altri intellettuali armeni fu
arrestato e deportato nella località Chankiri dell’Anatolia centro-settentrionale.
Sulla strada della deportazione il
maestro divenne testimone della tragedia del proprio popolo, che gli fece
perdere l’equilibrio mentale. Per l’intercessione di alcuni notabili turchi fu
riportato a Costantinopoli e internato nell’ospedale militare.
Trascorse il
resto della vita (1919-1935) nella clinica psichiatrica di Villejuif,
vicino a Parigi, dove morì nel
1935. L’anno
successivo le ceneri furono trasportate a Yerevan e sepolte al Pantheon di
illustri personaggi del mondo dell’arte.
Non meno tragico fu il destino del suo
patrimonio musicale. La maggior parte della produzione fu distrutta o dispersa.
Negli anni ‘50 i suoi manoscritti furono trasferiti da Parigi a Yerevan.