Cari amici,
nella ricorrenza del 105°
anniversario del Genocidio Armeno, vogliamo rendere omaggio alle nostre vittime per voce di due poeti.
Distanti per epoca, provenienza e stile, hanno in comune la forza
espressiva, unita al dolore per la sofferenza umana, di cui uno forse è stato
testimone indiretto, mentre l'altra l'ha assimilata sin dalla tenera età, essendo figlia dei sopravvissuti a quel Grande Male.
Giosuè Carducci 1835-1907
La mietitura del Turco - Atene, 14 giugno 1898
Il Turco miete. Eran le teste
armene
Che ier cadean sotto il
ricurvo acciar:
Ei le offeriva boccheggianti
e oscene
A i pianti de l'Europa a
imbalsamar.
Il Turco miete. In sangue la
Tessaglia
Ch'ei non arava or or gli
biondeggiò:
—Aia—diss'ei—m'è il campo di
battaglia,
E frustando i giaurri io
trebbierò.—
Il Turco miete. E al morbido
tiranno
Manda il fior de l'elleniche
beltà.
I monarchi di Cristo
assisteranno
Bianchi eunuchi a l'arèm del
Padiscià.
Silva Kaputikyan 1919-2006
Nel vecchio Pantheon di Yerevan - Yerevan, 1957
Il nostro pantheon è piccolo
e triste,
soltanto pochi sepolcri
riuniti:
oh, stirpe ricca di defunti egregi,
dove mai son tumulati i tuoi
figli?
Giammai, né patria né luogo
natìo,
pei tuoi figli, martiri
valorosi
in vita, non vi fu un tetto
paterno,
né alla morte una terra dei
padri;
ed ora nei cimiteri stranieri
orfani si spengono sotto il
muschio,
uno qui, sulle rive della
Senna,
uno là, sotto il cielo
americano;
e quanti grandi, oh, fine
inaudita,
cedettero alla spada nel
deserto,
sabbia e malerba invece della
tomba
e cordoglio infinito dei
viventi...
Il nostro pantheon, affollato
e spoglio
è disperso silente in tutto
il mondo;
lacrime, lacrime e
benedizioni
alle nostre tombe, lungi,
remote...
Trad. di Alfonso Pompella (aprile 2020)
Երեւանի հին
Պանթեոնում - Երեւան, 1957 թ․
Մեր պանթեոնը փոքր է ու տխուր,
Իրար հավաքած մի քանի շիրիմ.
Օ, մեծ մահերով հարուստ ժողովուրդ,
Ո՞Ւր են քո որդոց շիրիմները հին:
Դարեր՝ անոստան ու անհայրենիք,
Քո որդիներին մեծագործ ու զոհ
Ապրելիս՝ չեղա՜վ հայրենի տանիք,
Մեռնելիս՝ չեղա՜վ հայրենական հող.
ՈՒ հիմա օտար շիրմատներում
Որբ ու մամռոտած հանգչում են նրանք,
Մեկը՝ Սենայի ափերին հեռու,
Մեկն՝ ամերիկյան խուլ երկնքի տակ.
Եվ քանի՜ մեծեր, օ, անլուր օրհաս,
Սրահար ընկան անապատի մեջ,
Շիրմի փոխարեն՝ տատասկ ու ավազ
Եվ ապրողներիս մորմո՜քը անվերջ...
Մեր պանթեո՜նը. նա խուռն ու անշուք
Աշխարհովը մեկ փռված է լռին.
Օրհնա՜նք ու արցունք, օրհնա՜նք ու արցունք
Հեռո՜ւ, հեռավոր մեր շիրիմներին...
SPERIAMO CHE IL SENATO ITALIANO E ERDOGHAN POSSONO SENTIRCI QUEST'ANNO CHEW ORMAI SIAMO AL 105°ANNIVERSARIO E DI ISPARMIARE I NOSTRI SEGNI E SIMBOLI DEI NOSTRI VALORI E DELLA IDENTITA MILLENARIA :
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