Ognuno di noi che abbia
conosciuto Hagop avrà un suo pensiero di lui sempre positivo.
Io l’ho conosciuto tramite mio
figlio che lavorava all'ENI insieme a lui oltre 20 anni fa.
Io ero allora immersa anima e corpo nel
progetto di salvaguardia dell’identità armena. Mio figlio aveva accennato a Hagop questo mio impegno e fu cosi che lui cominciò a frequentare la Chiesa armena ed a interessarsi alle vicende armene.
L’Armenia aveva ritrovato
l’indipendenza pochi anni prima ed era importante l’esigenza di affermare
l’armenità anche a Roma e in Italia.
Insieme a Hagop ed alcuni cari amici
altrettanto interessati fondammo nel 2002 l’Associazione della Comunità armena
di Roma e del Lazio.
Prendendo la cosa molto a cuore e gestendo il progetto da
ingegnere che era, Hagop si occupò delle complesse
procedure costitutive: adempienti legislativi iniziali, stesura
dello statuto, formulazione dei regolamenti per il buon funzionamento
dell’Associazione e infine la ricerca dei connazionali sparsi per la regione. Hagop
contribuiva attivamente e con dedizione. Era una corsa incessante di sfogliare
pagine e pagine dell’elenco telefonico per la ricerca dei cognomi armeni che
finiscono con “ian”; succedeva spesso di confonderli con cognomi indiani, iraniani
o tailandesi (altrettanto complicati quanto molti cognomi armeni col finale”
ian”). A volte s'imbatteva in qualche veneto.
Hagop partecipava a tutte le riunioni e assemblee. E anche se non mancavano ovviamente divergenze di pareri, tutto si
concludeva con la concordia stabilita e il ritrovato buon umore.
Lungo i 20 anni della sua
partecipazione come socio e come consigliere nel Direttivo dell’Associazione
abbiamo apprezzato le varie sfumature della personalità integra di Hagop.
Lui era un giusto e non accettava
sopraffazioni, ingiustizie: reagiva senza esitare con le giuste argomentazioni
ma sempre rimanendo composto.
Anche se spesso assente negli ultimi
anni, il suo interesse per le attività dell’Associazione non è mai mancato. Alla
vigilia delle feste era tra i primi a chiamare per farci gli auguri. Spesso
chiamava per chiedere delle ricette armene che ha imparato a preparare con
grande successo per i suoi cari.
Come ogni padre, e forse ancor di
più in quanto padre armeno, aveva sempre a cuore il futuro dei suoi figli e
festeggiava con noi ogni loro successo. Negli ultimi anni pareva soddisfatto ed
appagato perché, anche col suo aiuto, il destino era riuscito a fare dei suoi
figli degli uomini onesti, capaci e rispettosi.
Cari Stefano e Giorgio, dovete
considerarvi fortunati per aver avuto un padre come Hagop che noi ricorderemo sempre come un grande Amico.
Presidente
onorario di Assoarmeni